martedì 25 agosto 2009

Si sentiva tutto fiero di sé

In vagone pensò qualche volta al caso strano della sera, e alla ragazza rimasta in quella stanza e in quella casa. Pensò forse alle proprie figliuole, giovanette modeste e gentili, ben guardate dalla mamma o dalla governante, e provò forse anch’esso, come l’aveva provato la signora Rosa in quella mattina, un senso di tranquillità e sicurezza nel pensare che a quest’ora erano certamente a casa e che cucivano sedute intorno alla tavola, al chiarore della vecchia lampada, o che suonavano lietamente il pianoforte nella sala di ricevimento; e cercò di cacciare dalla mente la tormentosa immagine della povera ragazza abbandonata, che piangeva in quella camera semioscura e che si trascinava ginocchioni per terra raccomandandoglisi.

Che cosa avrebbe potuto fare per liberarla, senza provocare un processo, e figurarvi poi come testimone? senza dover confessare in pubblico d’essere stato in quella casa, lui padre di famiglia, rispettabile e onorato?

Pensò per tranquillarsi, che, se la padrona non voleva ridarle la libertà, avrebbe poi finito col fare come facevano tutte le povere ragazze che si trovavano nei suoi panni, e che dopo il primo passo avrebbe fatto gli altri e sarebbe andata a precipizio anche lei come le sue compagne.

Ma il primo passo non voleva averglielo fatto fare lui; no di certo. E riflettendo a questo, si sentiva tutto fiero di sé e contento di essersi astenuto dal commettere una cattiva azione.

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