lunedì 6 luglio 2009

Intanto la casa si animava.

Conduci questa ragazza nella sua camera, ‒ disse subito la padrona, ammiccando coll’occhio. ‒ Sta tranquilla, bambina. Domani riparleremo e si vedrà d’accomodare le cose. Sii obbediente e quieta, te ne troverai contenta, ‒ e prima che la Barberina potesse rispondere, la signora uscì dalla camera e la lasciò sola con la fantesca.

Quella donna, che era il braccio destro della padrona, sapeva come stavano le cose, e vedendo che la ragazza non si moveva, le disse:

Se davvero non vi piace di veder gente, vi conviene a tornar subito in camera vostra. ‒ La Barberina a quelle parole le si avvicinò impaurita.

Andiamo, ‒ rispose; e le si strinse al braccio e le si raccomandò con tanto fervore, che la donna n’ebbe quasi compassione, e dopo averla riaccompagnata alla medesima camera di prima, la lasciò senza aprir bocca, temendo che la ragazza le si raccomandasse ancora e finisse con l’intenerirla troppo.

Barberina era di nuovo sola, nella camera rossa.

La fantesca v’aveva acceso un lume, e la luce di esso contrastava con un fioco bagliore crepuscolare, che passando traverso le gelosie sempre chiuse veniva di fuori.

Era una luce calda e velata, che le ricordava i tramonti sereni del suo paese.

Quei bei colori, entrando lì dentro, si corrompevano e morivano fra l’ombre rossiccie delle tende, oppure si scioglievano nel chiarore giallognolo e inquieto del lume. Un alito d’aria scuoteva nell’afa di quella camera la fiamma della lucernetta a petrolio. L’ombra dei mobili e delle tende si movevano per quel tremolìo della luce e animavano sinistramente la stanza.

Pareva che l’ombre di tutti coloro che l’avevano abitata prima della povera Barberina, si movessero festanti e luride fra le cortine del letto e i riflessi dello specchio.

C’era folla lì dentro.

C’era la gente d’ieri, c’era nell’aria un’impudica impazienza della gente d’oggi.

E quella folla che non si vedeva, e che pur era presente dappertutto, il mistero di quella camera le pareti della quale sembravano moralmente aperte a ognuno, Barberina l’indovinava con un istinto di ribrezzo e di paura.

Essa s’inginocchiò per terra accanto ad una seggiola e pianse.

Intanto la casa si animava.

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