venerdì 17 aprile 2009

Davano al viso di quella bambina un aspetto fantasticamente diabolico

La Barberina si mise a tavola accanto alla vecchia e, lasciandosi confortare dalle parole insinuanti e autorevoli di essa, tutta consolata da quella ospitalità cordiale, si mise a mangiare con l’appetito della sua età.

La vecchia la guardava con aria di compiacenza.

‒ La mi pare un’altra, adesso, ‒ diceva. ‒ Guardi, che bel colore ha rifatto, che belle guancie rosse, che begli occhietti vivaci!

La bambina che serviva a tavola guardava sempre la Barberina con invidia.

S’avrebbe potuto prenderla per una sua sorella minore, sciancata e invidiosa, che la vedesse pronta e attillata per andare a nozze.

‒ Si ricorderà di me, eh? ‒ continuava a dire la vecchia, mentre inzuppava pane in un bicchiere di vino. ‒ Si ricorderà di una povera vecchia miserabile, che non ha quasi da sfamarsi, eh? Se ne ricorderà con un po’ di riconoscenza, anche quando avrà trovato un buon posto?

‒ Pregherò Iddio ogni giorno per lei, ‒ replicò la Barberina tutta commossa, e pensò vergognosa e confusa che non aveva nulla da darle, neppure quanto bastasse a pagarle la colazione di quella mattina.

La vecchia guardò l’involto che la Barberina aveva messo umilmente in terra, accanto ad una seggiola; lo guardò tanto che la ragazza se ne accorse, ma la donna non disse nulla e non fu che alzandosi da tavola che riprese a parlare:

‒ Finisca pure di far colazione, bambina mia, quello che ho è suo, prenda ciò che le fa bisogno senza complimenti. Io vado intanto, per sapere se la posso presentare oggi stesso in quella casa che le dissi. A quest’ora la signora c’è di certo. Resti qui adesso, e se vuol mettersi su quel canapè e dormire una mezz’ora finché io torni, lo faccia pure, così sarà ristorata del tutto e potremo sbrigare poi le nostre faccende.

La Barberina ringraziò ancora mille volte, e la vecchia se ne andò raccomandandole di mangiare, di dormire e di fare come se fosse a casa sua; poi, chiamata la Giustina, si fece da essa accompagnare sulle scale e là le parlò lungamente a voce bassa.

Intanto la Barberina si alzava da tavola, e con animo commosso e riconoscente si mise a sedere sul canapè, si appoggiò ad un vecchio guanciale di pelle che le parve soffice come fosse di piuma, e, senza volerlo, vinta dalla stanchezza, seguì il consiglio della donna e si addormentò profondamente.

Mentre ella dormiva, la Giustina entrò parecchie volte nella camera, camminando in punta di piedi e guardandola sempre, e mentre la guardava le faceva certe smorfiacce maligne e invereconde, che davano al viso di quella bambina un aspetto fantasticamente diabolico, quasi non fosse una creatura umana e viva, ma un’apparizione stravagante e soprannaturale.

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