giovedì 2 aprile 2009

Lei era proprio una ragazza fortunata

Intanto la Barberina camminava sempre in compagnia della vecchia. Le stava vicina, la guardava, moralmente le s’aggrappava come fosse stata per affogare e avesse finalmente trovato una tavola per salvarsi e stare a galla.

Le vie popolate non le mettevano più paura. La folla le teneva compagnia; era tornata come per incanto ad essere tutta di gente come lei, buona, affabile, sorridente.

La Barberina interrogava sempre la vecchia intorno al suo nuovo servizio, le domandava come era la signora, se la conosceva da un pezzo; domandò se vi erano dei bambini.

La vecchia le diceva che era una buona casa, un servizio come non se ne trovava facilmente uno fra mille, che lei era proprio una ragazza fortunata, e così via, ma non le narrava nessun particolare.

‒ E se non mi volessero? ‒ chiedeva sgomenta la Barberina.

‒ La prenderanno, stia sicura. Raccomandata da me la prenderanno di certo. E poi, non le par di avere un visino che si raccomanda da sé? ‒ La Barberina arrossiva per quel fare un po’ sfacciato della vecchia; ma pensava che le parlasse a quel modo per farle coraggio, e sentiva d’essergliene grata.

Dopo un quarto d’ora di cammino, la donna si fermò dinanzi ad una vecchia casa con una porticina bassa e stretta che metteva ad una scala mezza rovinata, ripida e sudicia. Fece passare avanti la Barberina e salì dietro a lei sino al primo piano. Si fermò sul pianerottolo e mise il capo fuori di una finestra dinanzi alla quale passava una ringhiera che faceva il giro di tutto il cortile della casa. Era un cortile stretto e buio. La casa era altissima, e visto dalle ultime ringhiere quel cortile doveva rassomigliare al fondo di un pozzo. Vasi di fiori, cocci ripieni di terra nella quale crescevano delle pianticelle scolorite e cadenti, cenci d’ogni dimensione e colore empivano tutte quelle ringhiere dalle quali sgocciolava sempre, ora dai cenci lavati, ora dalla terra umida dei fiori, qualche rigagnolo di acqua torbida e sudicia, la quale, cadendo nel cortile, lo manteneva umido e fangoso, quasicché ci piovesse sempre.

La vecchia guardò a destra sulla ringhiera; poi, con voce imperiosa, diversa assai da quella con la quale aveva parlato sinora alla Barberina, chiamò più volte:

‒ Giustina, eh Giustina! Dove sei, fannullona?

Pochi istanti dopo, uno degli usci che mettevano al pianerottolo della scala s’aprì, e una bambinetta di forse tredici o quattordici anni si presentò alla vecchia.

‒ Ero in cucina, ‒ disse con fare d’umiltà bugiarda, ‒ e non ho potuto sentire...

‒ Al solito; è sempre così... ma una volta o l’altra, ‒ la bambina indietreggiò spaventata, e la donna a quell’atto si trattenne e s’accontentò di fulminarla con uno sguardo, dicendo poi: ‒ Lesta, richiudi l’uscio e apparecchia per due.

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