sabato 30 maggio 2009

Andar via? Perché vuoi andar via?

Barberina ardiva appena rispondere con monosillabi alle domande che le rivolgevano quelle donne.

‒ È timida, ‒ disse una di loro.

‒ È un difetto che qui si correggerà presto, ‒ rispose un’altra, e aggiunse qualche osservazione che destò una viva e sconcia ilarità fra tutte le commensali.

Allora incominciò una conversazione laida e chiassosa, che la presenza della Barberina aveva momentaneamente interrotta, una conversazione stupida e oscena, che rivelò a poco a poco alla povera giovanetta tutti i segreti del luogo ove era, e confermò tutti i suoi sospetti.

Pallida, silenziosa, senza assaggiare nessuna vivanda, senza più ardire di sollevare le palpebre per guardare in viso quelle donne, non avendo il coraggio di andar via o di turarsi gli orecchi per non udire quelle parole, la Barberina aspettava la fine del pranzo per farsi condurre dalla padrona, per richiederle, coi suoi abiti, il permesso di andarsene, di fuggire da quella casa.

La strada, l’isolamento, l’essere abbandonata e sconosciuta da tutti non le mettevano più paura. Era sicurezza e riposo in confronto di ciò che provava, mentre era seduta fra quelle disgraziate.

Il pranzo, che alla Barberina pareva non dovesse mai più finire, si terminò finalmente. Essa chiese subito dov’era la padrona e le fu indicato un uscio laterale, dicendole che la padrona era un po’ indisposta, che per questo, da qualche giorno non pranzava alla tavola comune, ma che le sorvegliava da una camera attigua, dove le portavano un pranzo migliore di quello che avessero loro.

‒ È avara come un usuraio e maligna come una strega; il diavolo se la porterà via di certo uno di questi giorni, ‒ aggiunse a bassa voce la donna alla quale Barberina aveva rivolto la parola, ‒ se vuol parlarle l’accompagnerò io.

Barberina ringraziò, accettando l’offerta, e s’avviò verso la camera della padrona.

La donna che l’accompagnava picchiò all’uscio con una familiarità un po’ arrogante, e quando la signora domandò chi era, rispose che c’era gente che aveva bisogno di parlarle e alzò la voce, per farsi intendere in mezzo al chiasso che facevano le altre, un po’ più di quello che era necessario.

La padrona disse loro d’entrare, e vedendosi comparire dinanzi la Barberina, rimase alquanto perplessa.

‒ Che cosa volete? ‒ esclamò rialzandosi nella sua poltrona. Aveva un viso arcigno e freddo, uno sguardo duro, e certe mosse delle labbra altere e sprezzanti, che parevano sorridere con derisione anche quando stavano ferme.

‒ Voglio andar via, andar via subito... e Barberina diè in uno scoppio di pianto.

‒ Andar via? ‒ rispose pacatamente la signora fingendo una grande maraviglia. ‒ Perché vuoi andar via?

Nessun commento:

Posta un commento