martedì 3 febbraio 2009

Per carità, signora Rosa, mi dica che cosa è stato?

‒ Fallito! ‒ disse Barberina guardandola. ‒ Che cosa vuol dire?

‒ Vuol dire... vuol dire... Santa ignoranza! Non sa ancora che cosa vuol dire un negoziante che fallisce! ‒ replicò la signora Rosa, che non aveva l’abitudine di dare lì per lì pronte definizioni delle sue parole.

‒ Per carità, signora Rosa, mi dica che cosa è stato, dove sono andati, ‒ tornò a dire la Barberina con tono supplichevole, mentre le balenava una lontana speranza che non fossero andati tanto distante da X da non poterli raggiungere.

‒ Dove sono andati? ‒ esclamò la portinaja con un mezzo sorriso e una soffiatina stridula che significava per lei il concetto di una distanza ignota e incommensurabile. ‒ Dove sono andati? ‒ aggiunse servendosi di nuovo della parola. ‒ Lo sa la Madonna dove sono andati. Certamente dove sperano che non si possa ritrovarli.

‒ E non torneranno più? ‒ domandò ingenuamente la Barberina, che non poteva convincersi di quello che le diceva la portinaja.

‒ Vuole che il signor Rossi torni qui per farsi mangiar vivo da tutti quelli cui deve dei denari? ‒ replicò con ironia la portinaja. Vi fu un breve silenzio. ‒ Povera signora Rossi, era buona e non si meritava una disgrazia così grossa! Ma gli uomini, gli uomini sono tutti farabutti. Se ne guardi, ragazzina, se ne guardi bene.

La Barberina non rispondeva. Fissava il gatto della portinaja che le dormiva ai piedi, e lo guardava come fosse un essere mostruoso che le metteva spavento.

‒ Perché mi guarda il gatto a quel modo? ‒ disse dopo un momento la portinaja impensierita, e temendo che quella ragazza avesse il mal occhio e potesse portar disgrazia al suo favorito. Ma la Barberina non le dava retta.

‒ Al primo piano ora chi ci sta? ‒ domandò dopo un pezzetto, quasi pensasse ad alta voce.

‒ Chi ci sta? ‒ rispose con diffidenza la signora Rosa. ‒ Ci sta una famiglia tedesca; hanno seco le loro persone di servizio, tutte tedesche, e quando parlano non si capisce un’acca. Perché lo vuol sapere? ‒ domandò.

‒ Non lo so, ‒ rispose la Barberina quasi fosse mezza stupida. E ricadde nel silenzio di prima.

Avrebbe voluto poter andar di sopra, guardare in quelle camere, e convincersi che veramente i suoi padroni non c’erano più.

La portinaja la fissava sospettosa e compassionevole; ora diffidando della propria compassione, ora vergognandosi, per pietà, d’essere troppo sospettosa.

‒ Che cosa debbo fare adesso? ‒ disse finalmente la ragazza, raccogliendo il povero involto dei suoi panni e poggiandolo con una mossa di abbandono e disperazione sull’assicella che serviva da parapetto allo sportello della portinaja. ‒ Che cosa debbo fare, dove andare?

‒ Ma... ah! ‒ fece la donna. ‒ Che cosa vuole che le dica io?... È una disgrazia per lei; ma si faccia coraggio.

‒ Coraggio... sì, ne ho, ma non possiedo nulla, non conosco nessuno qui... Dove posso andare? ‒ disse ancora la povera Barberina.

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