mercoledì 16 settembre 2009

Era un buon uomo; pio sino alla superstizione

Per non turbarla il prete rispose che non lo sapeva. L’esortò pel momento a non curarsi di quel cartello, a star tranquilla e a sperare in ciò che egli avrebbe cercato di fare per essa. Le disse le più efficaci parole di conforto che potesse trovare per il caso suo, e la lasciò promettendole di occuparsi subito di quanto riguardava la sua liberazione.

Era un buon uomo; pio sino alla superstizione, ardente nella sua fede. Accanto al sentimento religioso si era sviluppato in lui profondo e sincero il sentimento della carità. Neppur vivendo in mezzo ai malati e ai morenti, al dolore fisico e al dolore morale, la sua carità non s’era mai esaurita, non era venuta mai meno.

Il caso della povera ragazza, quel delitto mostruoso narrato da quelle labbra ancor quasi infantili col pudore e la franchezza dell’innocenza, l’avevano profondamente commosso. Andò subito dalla superiora delle monache che facevano il servizio dell’ospedale, s’affiatò col padre spirituale di un ricovero di beneficenza dal quale sperava aiuto; fece insomma quanto più poteva per soccorrerla e liberarla.

E gli altri lo aiutarono; lo aiutarono con zelo, con amore.

Ma i loro tentativi presso la Questura, presso la padrona del luogo d’onde la poveretta era uscita, non valsero a nulla. Quella donnaccia diceva che la giovinetta si era presentata volontariamente, accompagnata da una mezzana ben nota, la quale non trattava senonché donne di perduta fama; diceva che, accolta nella casa di tolleranza, aveva accettato vesti e biancherie che ella s’era perfino portate seco all’ospedale; diceva che vi aveva vissuto lautamente e v’avea contratto un debito così grosso che, per quanto inverosimile fosse la somma, doveva pur esser pagato dalla ragazza qualora non ci volesse più stare; s’intende che la mezzana, dal canto suo, negava recisamente che la fanciulla, entrando in quella casa, non sapesse dove andava e che non avesse manifestato spontaneamente il desiderio d’entrarvi.

Quanto alla Questura, ormai che la fanciulla era iscritta nei suoi registri, non era facile cosa il farne cancellare il nome. E con l’elastica parola di tutela del pubblico interesse, che copre tanta indolenza e tanti abusi in questo ramo di servizio, per paura che qualche mascalzone vizioso o qualche farabutto brutale non abbia a correre il rischio di una disgrazia, incerta e lieve sempre, se la paragoniamo al delitto di tenere a forza una innocente nella galera della prostituzione, per questo la Questura, senza fare indagini, accontentandosi soltanto delle spiegazioni date, trovò senza fondamento le domande che da più parti intorno a questa, le furono rivolte.

D’altra parte la ragazza per la sua condotta in quella casa non aveva dato garanzia alcuna di ordine e di buona condotta. Le sue bizzarre ritrosie, la sua disubbidienza alla padrona, il debito contratto con essa, lo provavano.

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