domenica 27 settembre 2009

Pur troppo non c’era altro scampo


Quando ebbero fissato tutto, lo dissero anche alla Barberina. Glielo dissero a poco a poco, le parlarono dei dubbi e delle paure che avevano; la prepararono anche al caso che il loro piano potesse mancare.
Ma essa non ne dubitò. La fede e la speranza rinacquero in lei improvvisamente; la invasero come un turbine di gioia e di gratitudine intensa.
Non ringraziò, pianse. Pianse le prime lagrime di gioia che avesse pianto mai; baciò le mani del prete e della suora, e non parlò.
Le parve che le porte di una prigione orribile piena di malfattori e di istrumenti di torture, le s’aprisse dinanzi, e che essa ne uscisse libera, sola, e si ritrovasse finalmente fra i suoi.
Il disegno ideato dal prete e dalla suora, era una fuga.
Barberina doveva passare il confine e tornare al suo paese.
Fallito ogni altro mezzo, non rimaneva se non questo. Era un mezzo illegale e disperato; ma come sottrarla altrimenti a quella sorte terribile e barbara voluta dalla legge?
Pur troppo non c’era altro scampo.

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