lunedì 28 settembre 2009
La fanciulla aspettava trepidante quel momento
Barberina incominciava ad alzarsi per qualche ora. Aveva dal medico il permesso di andare a prendere un po’ d’aria in un cortile dell’ospedale, e di questo permesso si valsero i suoi protettori per effettuare la sua liberazione.
Coll’aiuto della suora, in una camera che serviva da ripostiglio, la giovanetta si travestì.
Indossò l’abito che le aveva preparato la monaca, fasciò una parte del viso come ci avesse male, e guidata dalla suora scese in un cortile. Anche un’altra donna, mandata appositamente, l’accompagnava.
Barberina tremando come una foglia baciò la mano della buona monaca e seguì la donna che la condusse fuori dall’ospedale.
Una vettura pubblica attendeva a poca distanza di lì, e un prete, nel quale la Barberina non ravvisò subito il suo protettore, aprì lo sportello, e dopo averle fatte entrare, sedette di faccia a loro.
La fanciulla, tutta raggomitolata nel fondo della carrozza ardiva appena alzare lo sguardo di tempo in tempo verso di lui; poi guardava con terrore le vie che percorrevano.
Ora finalmente si rendeva conto dell’impressione paurosa che le aveva fatta la città, la prima volta che v’era entrata; il vago senso di paura che le aveva ispirato tutto quel movimento, quel lusso, quella folla.
Le era parso allora che quella gran città covasse nascostamente dolori intensi, sofferenze ignote, e che ci fossero dei tristi misteri dietro a tutto quel lusso ingegnoso e svariato.
Ciò che allora aveva soltanto presentito, adesso lo sapeva.
La carrozza si fermò dinanzi ad un cancello in una parte remota della città.
Barberina vide una casa circondata da ortaglie e da lunghi pergolati, e in lontananza scorse la bianca catena de’ suoi monti. A quella vista il cuore le si allargò, e i suoi sguardi si fissarono con intenso desiderio su quelle vette lontane.
Il prete la condusse amorevolmente entro il cancello, e la fece entrare nella casa; e quivi la Barberina fu messa in una camera, dove la fecero riposare e le dettero di che ristorarsi.
La sera dello stesso giorno essa doveva partire.
La fanciulla aspettava trepidante quel momento.
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