giovedì 10 settembre 2009

Finalmente il delirio cessò

Nella quiete di una sala d’ammalati meno frequentata delle altre, la giovanetta vaneggiava sempre, gridando e implorando.

La suora dell’infermeria raccoglieva con maraviglia alcune parole della malata, e il prete dell’ospedale si fermava talvolta perplesso dinanzi a quel letto.

Finalmente il delirio cessò; e un giorno, mentre un pallido raggio di sole autunnale illuminava mestamente la bianca fila dei letti dell’infermeria, la fanciulla rinvenne.

Guardò intorno a sé con maraviglia, fissò con stupore l’infermiera che passava in quel momento, e seguì con gli occhi la lunga fila dei letti e i visi dei malati.

Sentiva d’essere sotto al peso d’una grande disgrazia, di un terrore, e di un male che non ricordava ancor bene qual fosse.

A poco a poco si rammentò d’ogni cosa.

Balzò impaurita a sedere, e guardò ancora la sala, i malati e le infermiere che passavano.

Trasse un profondo sospiro. No, non era più in quel luogo orribile, n’era uscita; era nell’ospedale.

Si mise a sedere sul letto e guardò ancora intorno a sé. Come mai era venuta lì? quando?

Dopo... ma a quella notte terribile non poteva pensare, le sembrava un fatto avvenuto tanti anni addietro, tanto tanto tempo fa. Si voltò e guardò verso il muro.

Barberina aveva imparato un poco a leggere dai bambini della sua padrona.

Vide un cartello appeso sopra al suo letto, era scritto con caratteri grandi e chiari; ma la sua vista era debole e fosca in quel momento, e non poté leggere subito quello che vi stava scritto.

Appoggiò i gomiti ai guanciali, rialzò il capo e guardò più da vicino il cartello.

Quante volte nella medesima positura, distesa sui prati, aveva guardato insù alla vetta dei monti per vedere se Luca scendeva colle sue pecore!

In questo momento, rifacendo la stessa mossa, se ne ricordò. Chiuse gli occhi stanchi, e pensò a lui; ma presto li riaprì di nuovo sgomentata di quello che la memoria di lui evocava nel suo pensiero, e si mise a piangere amaramente.

Pianse per un pezzo; poi vinta dalla stanchezza si assopì leggermente; ma era un sonno così leggero che ogni rumore dell’infermeria la svegliava.

Era inquieta. Alla mente debole e confusa s’affacciavano mille paure. A momenti le pareva che tutto ciò che era avvenuto non fosse stato altro che sogno di febbre. Lo sperava, ma aveva paura. Era una paura indefinibile.

A un tratto si ricordò del cartello che aveva visto poco prima appeso al muro. Che cosa poteva essere? Si rialzò di nuovo e si provò a leggere. Ma ci vedeva poco e ci volle un pezzo, prima che giungesse a capire ciò che v’era scritto.

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