sabato 24 gennaio 2009

Aveva paura ancora più del male e della morte

Barberina sentì ridere. Era un riso soffocato, triviale. Dio buono, pensò la ragazza, come si ride male, in questo luogo! Non sarebbe meglio che piangessero? Che cosa c’era lì dentro in quella sala, in mezzo a quella sfacciata pubblicità di dolore, a quelle sofferenze numerizzate, di triste e ributtante ancora più del dolore stesso? Che cosa era che in quel luogo le metteva paura ancora più del male e della morte?

Barberina guardò dalla parte d’onde aveva sentito ridere. Vide una donna non giovane, ma ancor bella, che era seduta sul letto con un braccio al collo. Un nastro rosso, sbiadito, le allacciava i capelli e uno scialle di trina sdrucito le copriva le spalle.

‒ Sarebbe una bella cosa se si potesse pregare, ‒ diceva la malata che prima aveva parlato a Barberina, ‒ sperare almeno qualche cosa... Ma anche la speranza è un lusso. Non sentire tanto il dolore presente da non poter pensare ad altro, non essere tanto sopraffatti dalla miseria e dal male ogni momento, da non aver più testa per sperare di star meglio o pensare al poi, sarebbe pure una bella cosa! Ma confidare in un momento di riposo è lusso, tutto lusso.

La bella donna sorrise ancora.

‒ A dar retta alle monache ‒ disse ‒ bisognerebbe essere contente di soffrire.

‒ Sì, e ringraziare chi ci manda il male, ‒ rispose l’altra. ‒ Almeno credessi che ci fosse chi lo manda! Hanno preso tutto i signori, i ricchi... tutto, perfino Dio... Che cosa diavolo n’hanno fatto, e perché l’hanno preso, non si sa! Non era roba da farne danaro, ghiottonerie o vesti.

‒ Serve per i libri, ‒ replicò la donna che aveva il braccio malato, con un certo fare di superiorità, ‒ i libri si vendono...

‒ E hanno venduto anche lui! ‒ esclamò la malata più vecchia. ‒ E Barberina sentì ancora quel riso di prima, interrotto da un lamento. Poi le due malate si voltarono, e guardarono un altro letto, quello vicino alla bella donna.

Una suora e un giovane civilmente vestito stendevano un lenzuolo sopra di esso.

‒ È morta! ‒ disse la vicina di Barberina.

‒ Chi era? ‒ chiese dopo un momento di silenzio.

‒ Una prostituta! ‒ rispose l’altra con aria sprezzante; ‒ l’hanno portata qui ferita di coltello.

Poi seguì un dialogo a bassa voce, poi una risatina, poi le donne guardarono il cadavere corpulento e grottesco, le cui forme si delineavano sotto le pieghe del lenzuolo, e per un pezzo non dissero più altro.

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