venerdì 30 gennaio 2009

Da quel giorno non venne più

Un giorno la Barberina ardì chiederle se l’aveva scontentata in qualche cosa, o se forse le spiaceva di riprenderla in casa sua appena uscita dall’ospedale.

La buona signora la guardò con maraviglia, assicurandola amorevolmente che non aveva mai avuto a dolersi di lei e che sperava di riaverla presto in casa sua; ma poi, prima di lasciarla, si fe’ di nuovo seria seria e disse a Barberina che aveva gravi dispiaceri e che si sentiva molto infelice; però, appena detto questo, vergognandosi forse di quello sfogo improvviso con una giovanetta malata, alla quale non avrebbe mai potuto spiegare la vera cagione dei suoi dispiaceri, si alzò, e accommiatandosi da lei brevemente, la lasciò.

Da quel giorno non venne più.

Barberina l’aspettava sempre, e non sapeva darsi pace di non vederla.

Temeva che la sua buona signora fosse malata anch’essa, e che per questo motivo non potesse venire da lei.

Intanto la Barberina migliorava, e benché ancora debolissima, simulava col medico di sentirsi forte e vigorosa, a fine di ottenere più presto il permesso di uscire dall’ospedale. Essa si figurava che la sua signora aveva bisogno di lei, che era malata, che stava forse male; e il dover rimanere all’ospedale senza nessuno che la venisse a visitare, senza veder mai una persona di conoscenza, le metteva paura; si sentiva sola nel continuo va e vieni delle sale de’ malati e in quel luogo sempre aperto al pubblico. La gran porta d’ingresso aperta a tutti, che comunicava incessantemente colla città, e l’altra dal lato opposto, che metteva nell’interno dell’ospedale e dalla quale portavano via i morti, le mettevano entrambe uguale spavento.

Talvolta, nei sogni di febbre, sentendo passare sopra il suo letto la corrente d’aria che venendo dall’ingresso passava sibilando per gli anditi e le infermerie, essa si era figurata che quella corrente trascinava con sé la gente involontariamente; che veniva dalle più lontane e remote vie della città, traendo seco, come un fiume impetuoso, i più disgraziati e i più deboli.

Barberina non vedeva l’ora di uscire dall’ospedale. I primi giorni della convalescenza le parvero interminabili.

La sua padrona non si faceva viva, non mandava neppure a chiedere le sue nuove.

Finalmente una mattina, all’ora della visita, il medico le concesse il tanto sospirato permesso di uscire.

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