martedì 6 gennaio 2009

Nel sentire quel nome la Barberina rimase sgomenta.

La signora che l’aveva mandata a chiamare, era una vecchietta ancor vispa e robusta; fece alla Barberina un monte d’interrogazioni; poi finalmente le disse che le aveva trovato un servizio presso certi negozianti di X, e le nominò una fra le principali città d’Italia.

Nel sentire quel nome la Barberina rimase sgomenta. L’aveva sentita nominare tante volte quella città; l’avevano nominata dinanzi a lei gli uomini di casa sua, il babbo e il nonno. Il nonno c’era stato, era il solo che l’avesse vista, e quando ne parlava lo faceva con rispetto, con ammirazione, e solamente il babbo rispondeva, mentre le donne non azzardavano di metter bocca in quel discorso, quasi che si trattasse un argomento troppo elevato per esse; e ora la piccola Barberina, come solevano chiamarla a casa sua, doveva andarci, e andarci tutta sola!

Quello sgomento non sfuggì alla signora, che la rincorò subito con delle buone parole. Le disse che i suoi padroni l’avrebbero mandata a prendere alla stazione, che sarebbero stati amorevoli e indulgenti verso di lei, che essa avrebbe potuto, col tempo, essendo laboriosa ed economa, guadagnare del danaro, fare delle economie e aiutare i genitori; ma Barberina l’ascoltava senza rispondere.

La signora, vedendo che essa non parlava, lasciò a mezzo il suo discorsetto d’incoraggiamento, e le disse senz’altro di tenersi pronta alla partenza, perché probabilmente la sera del giorno seguente l’avrebbe fatta chiamare per mandarla a X.

‒ Così presto! ‒ esclamò la giovanetta, con una stretta al cuore.

‒ Sì ‒ replicò la signora. ‒ La famiglia che ti ha fissato, ha bisogno di avere subito la donna di servizio.

‒ Sarà lungo il viaggio? ‒ domandò timidamente la Barberina.

‒ Piuttosto ‒ rispose la signora; ‒ e le disse di quanto.

La piccola città dove esse si trovavano era situata presso il confine d’Italia, in uno Stato limitrofo al nostro.

Barberina tornò a casa mesta e pensosa. Dei grossi goccioloni le cadevano di sotto alle palpebre sulle guancie rosee e delicate. Camminava pel solito sentiero che metteva alla casupola dei genitori; saliva il pendìo ombroso e fiorito del monte, e le pareva di non appartenere più alla gente che abitava in quella casupola, di essere già un’estranea fra quegli alberi e quei prati. Le sembrava che anche le sue pecore la guardassero con maraviglia, non riconoscendola più. Si ricordò allora delle pecore che il babbo conduceva al mercato, le quali tornavano segnate di rosso o di turchino da chi l’aveva comprate; e le parve di dover avere anch’essa in qualche parte del corpo un segno simile a quello delle pecore, che indicasse come ella non apparteneva più alla famiglia sua, alla mandra, alla valle.

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