giovedì 22 gennaio 2009

Ci portan via come cani

Intanto la Barberina pensava a ciò che essa le aveva detto, e dopo un momento, vedendola tranquilla, s’azzardò ad interrogarla.

‒ Mi porteranno dunque via di qui? ‒ disse.

‒ Ma sicuro, ‒ rispose l’altra. ‒ Questo è il deposito, ‒ e vedendo che la ragazza non capiva subito, aggiunse: ‒ La sala d’aspetto, ‒ e sorrise di nuovo.

‒ Sala d’aspetto? ‒ replicò la Barberina. ‒ È così che si chiama quello stanzone là dove si parte... alla stazione?

‒ Precisamente! ‒ disse l’altra con lo stesso brutto sorriso di prima. ‒ Come alla stazione. Si parte anche di qui, bambina mia, e tutti i giorni, e tutte le ore, e tutti i minuti.

‒ Si parte...? ‒ balbettò la Barberina che aveva paura di capire.

‒ Per il camposanto. Ci portan via come cani. È ancora grazia se ci portano via senza farci a pezzi per studiarci. Siamo la povera gente noi... Ci prendono i nostri corpi anche dopo morti ‒ e le diede un’occhiata maligna e sfacciata; poi si contorse di nuovo. ‒ Hai paura?

Barberina fe’ cenno col capo di sì e voltò il viso dall’altra parte.

‒ Vergognati... Di che cosa hai paura? Forse ti ha messo spavento quello che t’ho detto ora... del tagliarci a pezzi? Ma non capisci che lo fanno dopo; quando non sentiamo più nulla? Che cosa te n’importa? Non hai ancora imparato a desiderare la morte tu? Non ci facessero male se non altro che quando siamo morte!

E la donna si voltava e rivoltava nel letto, lamentandosi sempre.

‒ È un lusso che non è fatto per noi l’aver paura di morire. Per Dio santo che male! ‒ e cacciò un urlo. La servente che passava di lì si fermò al suo letto e le domandò se aveva bisogno di qualche cosa, ma la malata si lamentava e si contorceva sempre senza rispondere; più tardi venne anche una suora di carità, la quale cercò di confortarla con delle buone parole, dicendole che presto l’avrebbero portata in un’altra sala e le avrebbero date delle medicine che l’avrebbero fatta guarire, e intanto l’esortava a raccomandarsi al Signore.

La donna rispose con un’alzata di spalle e con un lamento. Poi, quando la suora era andata via, si voltò verso il letto che le stava a fianco dal lato opposto a quello di Barberina.

‒ Pregare! ‒ esclamò con disprezzo.

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