domenica 11 gennaio 2009

Le parole di Luca l’avevano sconvolta tutta

‒ Vai via senza rispondere? ‒ domandò Luca, con voce tremante. Barberina se ne stette ancora un poco pensosa. Le parole di Luca l’avevano sconvolta tutta, l’aveano turbata profondamente; in mezzo al dolore sentiva una gran gioia, una gioia che aumentava il dolore stesso, ma che era pur sempre gioia. Per opera di questi sentimenti confusi che s’agitavano in lei, la bambina diventava donna; e framezzo alle inscienti tenebre dell’infanzia si faceva viva nel suo pensiero per la prima volta l’intuizione dei sorrisi, delle passioni, di tutte le angoscie della giovinezza.

Ora la partenza le sembrava più crudele, eppure avrebbe risoluto spontaneamente di partire, se non avesse avuto altro mezzo per farsi dire da Luca le parole che egli le aveva dette ora.

Per Barberina era finita quell’epoca di vita nella quale basta l’assenza del dolore per essere felici, e nella quale il non essere felici è infelicità. Ora la sua esistenza aveva mutato a un tratto. Aveva intravveduto l’amore e la gioia. Tutto il resto non poteva essere altro per lei che dolore, e lo era.

Nell’infanzia si spera in quella gran cosa ignota che è l’avvenire; più tardi la cosa ignota prende forma, si vede, si sente, e tutta la vita si compendia nell’affannosa impazienza del volerla raggiungere e non poterlo mai.

Così ogni vita umana ha il suo fuoco fatuo che insegue indarno, e il mondo scintilla ovunque di quelle luci tenaci e traditrici, che lo fanno tanto pieno di attrattive e tanto pieno d’angoscie.

Barberina fissò abbagliata il suo fuoco fatuo, che vedeva per la prima volta; lo fissò con maraviglia, con trasporto, e vi portò audacemente l’animo suo perché ardesse e vivesse.

‒ Tornerò per te, ‒ disse dolcemente al giovane e gli stese la mano, ‒ tornerò senza dubbio, tornerò anche se dovessi camminare a piedi giorno e notte.

‒ Sarai mia moglie? ‒ domandò ancora Luca.

‒ Sì ‒ replicò la Barberina a voce bassa, e lo guardò impaurita da quella promessa; poi, senza dir altro, si svincolò dalla stretta della sua mano e fuggì via.

Luca non la trattenne e non la richiamò; non fece neppure un movimento per seguirla.

Essa aveva detto di sì, e ciò bastava.

Quel quarto d’ora era stato tanto pieno di avvenimenti, di emozioni, di pensieri nuovi e impreveduti per entrambi, che erano ormai incapaci di dire o fare di più. Pareva ad essi che tutto fosse ormai fissato e combinato. Credevano aver raggiunto un intento, pel quale inavvertitamente avevano lavorato da un gran pezzo. Ormai non c’era più nulla a dire, e quella promessa toglieva ad entrambi tutta l’amarezza della separazione; anzi si sentivano tanto vicini come non lo erano stati mai, tanto uniti come non avevano mai neppur sognato di poterlo essere.

Era la pienezza del sentimento che li accontentava a quel modo.

L’angoscia della separazione dovevano provarla più tardi, dopo rinvenuti dall’orgasmo di quell’ora; e il dolore, che non si fa mai aspettare, venne e durò un pezzo.

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